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Isaac Asimov


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Musica La perfezione della musica

Teoria delle stringhe Perché nella teoria delle stringhe si rende necessaria l'introduzione di dimensioni Extra

Zen La pratica dello Zazen



La perfezione della musica




Ogni tanto me lo chiedo. Me lo chiedo quando ascolto certi brani.
Parlo ovviamente per me. Ci sono dei pezzi che ritengo perfetti.
Potrei ascoltarli e riascoltarli per ore e continuo a trovarli… perfetti.
Non c’è neanche una nota che “non è al suo posto”. E’ tutto così cristallino, di una bellezza estrema, in un ordine assoluto, forse “matematico”.
Tutto così perfetto che basterebbe spostare una sola nota per fare crollare tutto. Perfetti nei tempi, nell’armonia, nella composizione…
Ci sono pezzi di Chopin. Di Debussy. Di Stravinsky… ma anche dei Pink Floyd, e così dei Genesis, Jethro Tull e di altri.
Ma quelli perfetti non sono tutti. In generale dei miei autori preferiti i pezzi mi piacciono quasi tutti, e provo sempre un immenso piacere ad acoltarli. Ma ci sono solo pochi di questi che ritengo “perfetti”.
Ho maturato questa mia “verità” nel corso degli anni. Devo dire che “musicalmente” non sono proprio di primo pelo e di note sotto i ponti (della chitarra) ne sono passate parecchie.
Piccola considerazione matematica: Ho scoperto che Debussy era ossessionato dal “numero divino” cioè dalla sezione aurea, e difatti nel suo “Cathédrale Engloutie” di 89 battute, alla battuta 68 il brano rallenta dimezzando la sua “velocità” per le restanti 21 e l’effetto generato da questo cambio induce chi ascolta a percepire le prime 68 battute, le più rapide, come fossero la metà (ovvero 34) rendendo così il numero di battute percepite complessivamente 55 (cioè 34+21).
89, 55, 34 e 21 fanno parte della successione di Fibonacci (0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, …) dove ogni termine è la somma dei due numeri precedenti e la divisione di ogni termine per quello precedente tende al numero 1,618 che è proprio il “numero aureo” considerato come valore ideale di bellezza e armonia.
In ”Firth of Fifth” dei Genesis gli assoli sono solo di 55, 34 o 13 battute e continui riferimenti si possono trovare anche in “Child in Time” dei Deep Purple.
Se poi penso al pianoforte, ogni ottava è composta da 13 tasti, di cui 8 bianchi e 5 neri a loro volta suddivisi in gruppi di 3 e 2… bellissimo!
Tornando però alla questione iniziale, quello che mi chiedo è se ci sono dei pezzi riconosciuti perfetti universalmente o sono così solo per qualcuno o solo per me.
E’ ovvio che i brani sono legati ai ricordi, e possono piacere di più se sono legati ad un periodo felice, ma non intendo questo. Parlo di pezzi che vanno al di là del tempo. Qualsiasi siano stati i ricordi continuano ad essere apprezzati per la loro perfezione e restano per noi sempre attuali.
Ogni tanto penso se questa non sia una banalità e che probabilmente tutti i musicisti e musicofili se lo saranno già chiesto.
Sì. Però io non ho una risposta.

Perché nella teoria delle stringhe si rende necessaria l'introduzione di dimensioni Extra




Nella teoria delle stringhe, l’introduzione di dimensioni extra è necessaria per motivi matematici e fisici, legati alla coerenza interna della teoria e alla possibilità di unificare le forze fondamentali della natura.

Per evitare incoerenze matematiche, ovvero anomalie quantistiche, nella formulazione della teoria, le stringhe non possono vibrare in uno spazio di 3+1 dimensioni (cioè 3 spaziali + 1 temporale) senza generare contraddizioni.

Sono pertanto state formulate le stringhe bosoniche che richiedono 26 dimensioni per essere matematicamente consistenti e le superstringhe (più realistiche, includono anche fermioni e supersimmetria) che invece richiedono 10 dimensioni (9 spaziali + 1 temporale).

E' importante sottolineare che queste dimensioni aggiuntive non sono opzionali ma sono imposte dalla matematica altrimenti la teoria non funziona.

Abbiamo anche che le particelle elementari (elettroni, quark, fotoni, ...) sono viste come diverse modalità di vibrazione di una stringa e le diverse vibrazioni di una stringa richiedono gradi di libertà aggiuntivi per descriverle, cioè più direzioni in cui la stringa può oscillare. Pertanto più dimensioni.

Una delle ambizioni della teoria delle stringhe è unificare la gravità con le altre tre forze fondamentali (elettromagnetica, nucleare forte, nucleare debole) e questa unificazione richiede una struttura più ricca di quella offerta dal nostro spazio-tempo di "sole" 4 dimensioni.

Le dimensioni extra forniscono lo “spazio matematico” per far convivere, ad esempio, gravitoni (che mediano la gravità) e gluoni (che mediano l’interazione forte) all’interno della stessa teoria.

Per rispondere invece alla domanda di dove si possono trovare queste dimensioni extra, abbiamo che secondo la teoria, le dimensioni extra sono "compattificate", ovvero arrotolate su se stesse in spazi molto piccoli (es. spazi di Calabi-Yau), così piccoli da non essere percepibili direttamente.

La pratica dello Zazen




Qualche secolo fa in Cina, durante il periodo Tang, viveva un monaco di nome Mazu Daoyi che si esercitava nella pratica dello zen. Un giorno, durante una seduta di Zazen, arrivò il suo maestro, Nanyue Huairang. Il maestro gli chiese: “Fratello, la tua pratica è davvero ammirabile, ma cosa cerchi di ottenere?”.
“Sto cercando di ottenere la realizzazione” rispose Mazu. Appena terminata la risposta il maestro Nanyue andò a prendere una pietra e cominciò a sfregarla contro una roccia.
Mazu, vedendo quello che stava facendo il suo maestro e trovandolo particolarmente strano, gli chiese: "Maestro, cosa stai facendo?"
"Luciderò questa pietra e ne farò uno specchio", rispose Nanyue.
Mazu allibito replicò: "Maestro, anche se la lucidi, non puoi fare uno specchio di una pietra!"
"E tu invece pensi di poter risvegliare la realizzazione praticando lo Zazen?"

Lo Zen insegna che la pratica non deve essere usata come mezzo per raggiungere la realizzazione, e che la vera realizzazione è pura e non cerca ricompense o compensi.

Ultimo aggiornamento sabato 5 luglio 2025