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Musica Una specie di spinoff parallelo

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Teoria delle stringhe La teoria delle stringhe è un approccio teorico che cerca di unificare la meccanica quantistica e la relatività generale, propone che le particelle fondamentali siano minuscole stringhe vibranti, le cui vibrazioni determinano le proprietà fisiche
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Musica La musica è il linguaggio dell'anima che con un intreccio di suoni e silenzi, accarezza il cuore e racconta infinite emozioni

L'interazione tra la Teoria delle stringhe, lo Zen e la Musica

La teoria delle stringhe offre una visione del mondo che sfida le nostre percezioni tradizionali proprio come i principi dello Zen.
Entrambi ci chiamano ad esplorare la realtà oltre alle apparenze, suggerendoci, anzi, "dimostrandoci" che tutto è interconnesso.
Nella musica questa interconnessione è manifesta e si mostra attraverso le vibrazioni e le armonie esattamente come le stringhe che vibrano nell'universo.
Lo Zen, con il suo focus sul presente, risuona con l'idea quantistica che l'osservatore influisce sulla realtà.
Così, la musica diventa un mezzo per esperire questa distanza cosmica, unendo scienza, filosofia e arte in un'unica sinfonia di esistenze.

Una specie di spinoff parallelo


Percorso tematico di appartenenza: Musica > Vallecrosia Punk
Post pubblicato su Racconti di Musica

Racconto di Fabio Ferri - www.flatlandia.it



Incredibile… era proprio quell’anno, e come avrebbe detto qualche anno dopo il Doc del “Ritorno al futuro”: “Potrebbe voler dire che in quel punto nel tempo è insita una qualche importanza cosmica, come se fosse il punto di congiunzione temporale per l’intero continuum spazio-tempo!“.

Quindi, esattamente in quel preciso momento, a Vallecrosia, in Via Colonnello Aprosio, “avremmo potuto esserci anche noi”, e in realtà non eravamo così tanto lontano, ma solo a due vie di distanza, praticamente solo pochi metri in linea d’aria ma molto lontano se si considera la nostra condizione… ehm… spazio/temporale…

Ok, detta così non ci si capisce niente, ma anche “Il Mauro” (alias MAUROCK) nella sua narrazione ha creato all’uopo molta suspence…

Io non la posso tirare così lunga perché questo è solo una specie di “spinoff parallelo”, però la cosa è andata proprio così.

Devo fare anch’io un passo indietro, direi un paio di giorni prima della fine dell’anno.

Quindi io (“Il Fabio”), con Erny (Ernesto il mio amico compagno di classe fin dalle medie) e il suo fratello più grande Fabio (“Fabio” e basta), per fare qualcosa di diverso (traduzione: non avevamo nessuna probabilità di contatto con nessun tipo di entità di sesso femminile), decidemmo di passare il 30 Dicembre ad Alassio nella casa dei nonni di Erny e Fabio (che in quel periodo era vuota) e quindi il 31 avremmo fatto una improvvisata “al Mauro” a Bordighera (così avremmo fatto una fine dell’anno con i fiocchi, perché “Lui c’ha le ragazze!”).

E così il 30, preso il treno dalla Centrale, eccoci proprio ad Alassio. Il fratello di Ernesto ne aveva approfittato per iscriverci al torneo di Scacchi della Città di Alassio che si sarebbe svolto proprio il 30 sera nel circolo scacchistico di Alassio/ritrovo dei vecchi marinai in pensione.

In quel periodo eravamo seriamente incistati con gli scacchi e con lo studio dei testi di sociologia di Alberoni. Gli scacchi erano una nostra passione sin da quando eravamo alle medie mentre gli studi di sociologia erano invece più recenti ed arano partiti dal fatto che “incredibilmente” non ci azzeccavamo niente con le nostre coetanee, e per capirci qualcosa Erny aveva cominciato a leggere un libro trovato nella sua enorme libreria del soggiorno intitolato “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir.

Pensavamo che studiando a fondo quel testo (e altri testi che avremmo comprato di lì a poco) avremmo finalmente capito il funzionamento delle ragazze, per poi…

Ovviamente la lettura di quei libri ci aveva messo ancora più confusione in testa e le nostre elucubrazioni teoriche da quei giorni presero una deriva ancora più estrema (se “Il Mauro” era il “teorico” anche noi però non scherzavamo mica).

E così la sera del 30 ci trovammo in finale al circolo scacchistico. Partita su partita la sera diventò notte e così (dopo aver anche vinto contro gli ottuagenari campioni alassini) ci ritrovammo a casa dei nonni senza avere neanche mangiato.

La fame si fece violentemente sentire, così usciti di nuovo riuscimmo a trovare una pizzeria in chiusura che ci fece “al volo” tre pizze molto poco lievitate.

Tornati a casa ci infilammo sotto le coperte e dopo aver discusso fino alle quattro delle strategie utilizzate nelle ultime partite ci addormentammo di sasso.

Il giorno dopo la sveglia fu più che mattiniera: pochi minuti prima della una del pomeriggio. Appena alzati guardammo nella dispensa cercando qualcosa per fare colazione ma tutti gli stipetti della cucina erano vuoti tranne… tranne per un tubetto ancora sigillato di latte condensato della Nestlè.

Beh… il latte condensato non doveva essere così male e così ce ne sparammo un paio di stubettate a testa intanto che si andava alla stazione per prendere il primo treno con direzione XXMiglia.

Non facemmo in tempo ad arrivare alla stazione che ad Erny venne un profondo mal di pancia che ci costrinse a ritornare di corsa a casa. A casa Erny espletò le funzioni necessarie intanto che io e Fabio ci strizzavamo ancora un paio di stubettate di quella bontà lattosa.

Riprendemmo dopo quasi un’ora il cammino verso la stazione e verso metà strada cominciai a sentire un forte senso di nausea mentre Fabio cominciò a rigurgitare la pizza della sera prima dentro un cestino di rifiuti fissato ad un palo della luce.

E così ritornammo (a fatica) di nuovo a casa dei nonni. Erny sembrava ritornato in forma mentre io e Fabio cominciammo a turno a vomitare.

Qualcosa ci aveva fatto male, ci chiedevamo se fosse stata la pizza e intanto che Fabio vomitava in bagno e io in cucina, Erny prese il tubetto di latte condensato ormai quasi terminato e, leggendo l’etichetta, scoprì che era scaduto da più di due anni.

Nooo! Dobbiamo assolutamente andare! Dobbiamo fare la sorpresa al Mauro che sicuramente avrà organizzato qualcosa di figo dato che Lui c’ha anche un gruppo!!

E così, appena io e Fabio ci riprendemmo, lentamente ritornammo alla stazione.

Il primo treno sarebbe stato più o meno dopo una mezz’ora, più tre quarti d’ora circa per arrivare a Bordighera, saremmo arrivati per le dieci… giusti giusti per andare dal Mauro.

Ma il Mauro non sapeva della nostra “sorpresa”.

Arrivammo a Bordighera che erano davvero “le dieci… giuste giuste”. Cioè: giuste giuste se si considera che noi eravamo in tre, due dei quali avevano ancora lo stomaco che faceva le prove tecniche dell’apocalisse.

Scendemmo dal treno con quell’aria di chi era stato invitato alla festa di fine anno dai principi di Montecarlo mentre Erny annuiva serio, come se stessimo entrando in una fase delicatissima di un esperimento sociologico: “Avvicinamento a entità femminili in contesto festa di fine anno, con residui gastrici”. Io (“Il Fabio”) invece avevo un problema più concreto: ogni volta che pensavo alla parola “Nestlé” sentivo una specie di tumulto interiore… comunque la sorpresa che volevamo fare al Mauro era soprattutto per noi perché noi non avevamo un piano, non avevamo un orario concordato, non avevamo un telefono da chiamare (anche perché i cellulari erano stati inventati proprio quell’anno, ma chiaramente erano ad appannaggio solo di una stretta elite con i soldi) e, dettaglio tecnico non trascurabile, non avevamo nemmeno la certezza assoluta di sapere esattamente dove andare.

Ma cosa vuoi che sia, dicevamo. Bordighera non è mica New York. E invece quella sera era sia New York che il Triangolo delle Bermude e pure un po’ il corridoio di casa tua quando spegni la luce e hai dimenticato che c’è lo spigolo del mobile.

Così ci mettemmo a camminare sull’Aurelia, prima molto convinti, poi solo convinti, poi “convinti ma cauti” e poi “cauti e con l’aria di chi sta cercando qualcosa che forse non esiste”.

Così arrivammo a Vallecrosia con la fiducia tipica di chi ha letto due pagine di Alberoni e pensa di poter interpretare l’universo, ed arrivammo che la notte era ormai “quella notte lì”.

“Forse è a Cispa… vi porto io nella spiaggia più bella di tutta la costa azzurra…”

Per la strada ogni tanto sentivamo rumori, voci, risate, un accenno di musica e ogni tanto vedevamo gruppetti che ci passavano vicino e poi sparivano. Fabio (e basta) continuava a ripetere la frase-slogan, come un mantra: “Mauro c’ha le ragazze.” mentre Erny provava a confortarci impostando il discorso in termini scientifici: “Statisticamente, in una notte come questa, la probabilità di incontro casuale con il Mauro potrebbe tendere a uno…”. Io lo ascoltavo e pensavo che l’unica cosa che tendeva a uno era la mia nausea sempre più crescente.

Poi, a un certo punto arrivò mezzanotte e non mi ricordo neanche dove eravamo di preciso. So solo che sentimmo il boato dei botti e un coro di urla lontane, e noi rispondemmo con un brindisi concettuale: non avevamo spumante, non avevamo ragazze, non avevamo trovato Il Mauro, ma avevamo ancora un residuo di latte condensato in fondo allo stomaco che, tecnicamente, poteva esplodere da un momento all’altro.

A un certo punto ci sedemmo su un muretto ed Erny disse, con una lucidità che mi fece quasi paura che Il Mauro e il suo gruppo in quel momento stavano sicuramente facendo un capodannno con i fiocchi…

E lì ci venne in mente l’unica mossa sensata, che è sempre l’ultima che ti viene in mente quando non hai più niente da provare: tornare indietro (anche perché poi saremmo dovuti ritornare a Milano). Così, dopo aver vagato per Vallecrosia e Bordighera, all’alba ci ritrovammo di nuovo su un treno:

Direzione: Alassio.

Facce: disfatte.

Risultati dell’operazione “Capodanno con i fiocchi”: nessuno.

E così finì il nostro 31 dicembre 1983: non con un botto, non con il contatto tanto sperato con angeliche entità di sesso opposto, ma con un treno del mattino e la certezza scientifica che, quando “Il Mauro” e “Il Fabio” non si mettono d’accordo, l’unica vera congiunzione spazio-temporale è tra noi e il gabinetto.

Ultimo aggiornamento venerdì 26 dicembre 2025


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